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15 Luglio 2025 - 10:21
«È trascorso ormai un anno e mezzo da quando il gruppo Grancasa è stato acquisito da RICA.GEST, noto al pubblico con il marchio “Risparmio Casa”. Quella che era stata annunciata come un’apertura lampo del punto vendita di Ceva si è invece trasformata in un’autentica odissea, senza alcuna certezza sui tempi e, soprattutto, sulle reali intenzioni aziendali».
Con queste parole i sindacati danno inizio alla nota con cui intendono denunciare una situazione che si trascina ormai da tempo.
«Dopo i primi interventi di ristrutturazione – continuano Cgil e Cisl –, è emerso che la struttura versava in condizioni peggiori del previsto, rendendo necessari lavori molto più onerosi. Da lì, un lungo braccio di ferro tra il gruppo RICA.GEST e gli istituti di credito, mentre i 20 dipendenti del punto vendita di Ceva sono rimasti ostaggio di una situazione sempre più inaccettabile, sospesi in un limbo senza fine. Attualmente, le lavoratrici e i lavoratori sono ancora in Cassa Integrazione per ristrutturazione, con turnazioni che prevedono appena 4 giornate lavorative al mese, distribuite nei punti vendita di Cairo Montenotte e Savona. Il tutto in un clima lavorativo sempre più pesante, segnato da comportamenti autoritari e vessatori da parte di alcuni responsabili locali, che alimentano frustrazione e tensione. Emerge un quadro preoccupante, sia per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, sia per un ambiente di lavoro stressante. Le scriventi organizzazioni sindacali provinciali esprimono la loro contrarietà a meccanismi e condotte non in linea con i principi di sana e reciproca collaborazione oltre al fatto che i lavoratori e le lavoratrici non sono da considerarsi solamente un costo per l’azienda. Riteniamo che i dipendenti ex Grancasa con la loro esperienza e conoscenza del territorio possono giocare un ruolo di primo piano per il rilancio del punto vendita e non semplicemente un costo da tagliare e sostituire con contratti più convenienti. Tale situazione è emersa a seguito di confronti avvenuti con altri punti vendita d’Italia, dove da risorsa, le maestranze sono diventate un problema per l’azienda. Riteniamo che il rilancio di Ceva non possa partire da dinamiche che valorizzino il precariato ed il taglio dei costi ma al contrario politiche che preservino l’occupazione sul territorio. A quanto sopra si aggiunge un silenzio da parte aziendale che ci preoccupa fortemente!! Vogliamo risposte chiare e certe sulla continuità occupazionale del pdv. Una strategia vergognosa, che rappresenta una delle derive peggiori del mondo del lavoro contemporaneo. Come Organizzazioni Sindacali non siamo disposte ad accettare tutto questo in silenzio. Metteremo in campo tutte le azioni necessarie per contrastare queste logiche aziendali e
tutelare le maestranze per dar loro voce e dignità in questo momento delicato. Il tempo è scaduto. Basta silenzi, basta abusi. Servono chiarezza e certezze per il futuro. Si chiede con forza: un incontro urgente con la direzione aziendale; chiarezza sui tempi e sui progetti per la riapertura del punto vendita di Ceva; rispetto per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti; lo stop immediato a quelle che consideriamo forme di "abuso, sfruttamento e intimidazione"».
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