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Giallo sulla morte di centinaia di pesci a Lurisia e Busca

Pellegrino, Fipsas: «Due gravi danni all’ambiente. Confidiamo nelle indagini per arrivare ai responsabili: reato di danno ambientale»

Giallo sulla morte di centinaia di pesci a Lurisia e Busca

Che sta succedendo ai nostri fiumi? Nei giorni scorsi, due anomale morie di pesci, in due zone diverse: prima a Lurisia e poi a Busca. Le foto scattate e inviate da FIPSAS (Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee) sono impressionanti.

E la causa, stando a quanto comunica l'associazione... è tutta colpa dell'uomo.

Il primo caso è avvenuto a Lurisia, all’inizio della settimana scorsa: un'enorme quantità di pesci morti, senza che per ora si conosca la causa. Sono già partite le indagini degli enti preposti, con analisi dell’acqua e dei pesci trovati morti. Poi c'è stato il caso di Busca, proprio in questi giorni: centinaia di pesci sono morti nel Maira, lungo il tratto di torrente compreso tra i due ponti della città di Busca, a causa di una totale mancanza di acqua, dovuta non alla siccità di questo periodo, ma a responsabilità umane che i Carabinieri forestali stanno accertando attraverso le loro indagini.

«Un danno ambientale enorme, che avrà ripercussioni su tutto l’ecosistema dell’intera area - afferma allarmato Giacomo Pellegrino, presidente provinciale e regionale della Fipsa  Trote, vaironi e numerosi gamberi di acqua dolce, che ricordo essere una specie protetta, sono morti perché più a monte è stata chiusa una briglia del canale che porta acqua, senza lasciarne neppure un minimo vitale, che avrebbe permesso ai pesci di sopravvivere».

Ad accorgersi di quanto stava accadendo sono state le guardie della Fipsas, in qualità di associazione di tutela ambientale, che nei loro giri di perlustrazione in questi mesi estivi controllano in modo particolare corsi e fiumi dove l’acqua può essere prelevata per l’irrigazione. «Immediatamente abbiamo avvertito l’Asl e l’Arpa, come vuole la procedura in questi casi, nonché i Carabinieri forestali che hanno già aperto un’indagine per accertare le responsabilità e quindi i responsabili di questo gesto scellerato».

Quale può essere la causa?

Cosa può essere successo? «Durante i mesi estivi - prosegue Pellegrino -  gli agricoltori si approvvigionano di acqua dal fiume per bagnare campi e orti. Una pratica consolidata, importante per tutelare le coltivazioni da caldo e siccità, ma il minimo vitale per i pesci deve essere sempre garantito. Così una pratica giusta, ma che va attuata con buon senso: in questo caso si è trasformata in un disastro incalcolabile. Per mantenere un minimo vitale sarebbero bastati circa 200 metri cubi di acqua che, invece, non sono stati garantiti, per cui i pesci sono morti per mancanza di ossigeno. Ad accorgersi della moria di trote e gamberi, sono stati anche molti passanti che a loro volta hanno avvertito Fipsas e Carabinieri. Come Fipsas siamo intervenuti appena è stato lanciato l’allarme e siamo riusciti ancora a mettere in salvo parecchi pesci, trasferendoli a monte, dove c’era un minimo di acqua. Abbiamo calcolato che oltre 40 chili di pesce sono morti».

È appena di ieri la notizia che il Ministero, sotto segnalazione di Pro Natura Piemonte, ha imposto alla regione di modificare la normativa sulla riduzione del deflusso dei fiumi. Un contesto assolutamente pertinente.

Per la moria dei pesci a Busca, come quella accaduta a Lurisia, si ipotizza un grave reato di danno ambientale.   «Parliamo tanto di tutela ambientale - conclude il presidente Fipsas -, dimenticando che l’attenzione all’ecosistema deve essere messa in atto sempre, anche nei piccoli gesti, mettendo in atto pratiche di buon senso che, spesso, sono le stesse che impone la legge. In entrambi i casi, a distanza di pochi giorni, si sono verificati due danni enormi, due reati severamente puniti. Voglio ringraziare, oltre ai nostri associati intervenuti con professionalità e immediatezza, anche i carabinieri forestali, l’Asl e l’Arpa per il lavoro svolto e per le indagini che stanno portando avanti che, ne sono certo, potranno identificare i responsabili».

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