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29 Agosto 2025 - 14:52
Immagine generica, realizzata con l'intelligenza artificiale
Non soltanto politici, parlamentari e volti noti del web. Nel “calderone” di phica.eu, il sito finito al centro delle polemiche e chiuso nei giorni scorsi dopo una lunga serie di denunce e segnalazioni, c’erano soprattutto loro: ragazze comuni, non famose, estranee a qualsiasi ruolo pubblico.
A raccontarci la sua esperienza è una trentenne del Monregalese, che ha preferito mantenere l’anonimato. Anche lei si è trovata improvvisamente catapultata in quel pozzo digitale, tra immagini rubate dai social e commenti fastidiosi, pesanti, volgari e violenti.
«Un mio amico – racconta – aveva visto una storia social e mi ha segnalato la cosa. Così ho scoperto che sul sito c’ero anch’io, addirittura dal 2014. C’erano mie foto prese dal profilo Instagram o da screenshot delle mie stories. Foto normalissime, non sexy né modificate. Ma insieme alle mie ho riconosciuto quelle di tantissime altre ragazze comuni. Sono sicura che molte non sappiano nemmeno di essere finite lì».
La ragazza spiega di aver subito contattato la piattaforma per chiedere la rimozione delle immagini. «Erano dodici foto, caricate a partire dal 2014 fino al 2025. Sotto comparivano decine di commenti pesanti, scritti da utenti con profili falsi. Nulla di nuovo, purtroppo: chi vive sui social sa bene che questo tipo di molestie esiste. Ma immedesimandomi nelle altre ragazze, mi sono resa conto della violenza di certe parole e di quanto possa essere devastante per chi non è abituata a fronteggiarle».
La vicenda mette in luce un aspetto ancora più inquietante: la normalizzazione della condivisione non consensuale di immagini e il conseguente terreno fertile per insulti, sessismo e body shaming. Non solo un problema di diritto d’autore o privacy, ma una questione di dignità personale.
Il caso phica.eu, ora oscurato, lascia dietro di sé migliaia di vittime inconsapevoli e un interrogativo che riguarda tutti: quanto siamo davvero tutelati online?
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