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30 Settembre 2025 - 12:27
Foto didascalica creata utilizzando il supporto dell'AI
Quando capita di dialogare con i presidenti o i dirigenti di società di calcio spesso si sente dire: «tra le tante difficoltà per portare avanti questa attività il problema più grosso sono i genitori». Può sembrare un luogo comune, ma che spesso la situazione sfugga di mano è un fatto acclarato. Sia nei rapporti tra singoli e società e sull’educazione dei figli, ma soprattutto nelle dinamiche del “tifo”. Non si tratta di tornare ai “bei tempi andati” quando tutto si risolveva solo con il terrore, ma forse è davvero arrivato il momento di fermarsi e riscrivere le regole, non sul regolamento FIGC, ma nel cuore delle famiglie. Perché i ragazzi non hanno bisogno di genitori-ultras, ma di adulti capaci di educare con l’esempio. Sempre dai dialoghi con gli stessi dirigenti viene forse l'idea provocatoria, o forse neppure troppo, di far giocare le partite a porte chiuse.
Luigi Garlando, firma storica della “Gazzetta dello Sport”, qualche settimana fa ha rilanciato un’idea provocatoria ma lucidissima: «Ragazzi, fate firmare un contratto ai vostri genitori». Un patto semplice, sette punti che ogni genitore dovrebbe sottoscrivere prima di varcare i cancelli di un campo. Andatelo a leggere.
Intanto, però, tocca scorrere con amarezza i provvedimenti del Giudice sportivo dopo quando accaduto nella partita tra Pro Dronero e Giovanile Centallo, giocata al "Filippo Drago" sabato 27 settembre valida per il girone 16 di qualificazione al campionato regionale Under 19.
Atti di gara nei quali il giudice annota che sono emersi i “purtroppo usuali” episodi di violenza da parte dei sostenitori delle due squadre. La cronaca: «al minuto 45 del secondo tempo, per oltre quindici minuti, i sostenitori delle due squadre si sono insultati e picchiati tanto da far intervenire sia i Carabinieri che una autoambulanza, in ragione del ferimento di una spettatrice». Da parte loro i calciatori «soprattutto i ragazzi della squadra del Giovanile Centallo 2006, invece di terminare la partita e andare tutti negli spogliatoi, atteggiamento che forse avrebbe fatto desistere gli adulti dal continuare, si sono aggrappati alla recinzione, a loro volta insultando e minacciando le persone sulle tribune. A questo punto anche i giocatori del Pro Donero sono intervenuti e tutti i giocatori urlavano tra loro e verso le tribune».
Dopo tale poco edificante siparietto e dopo che l'allenatore della squadra ospitante comunicava al direttore di gara l'intenzione di non riprendere la partita in ragione di insulti di stampo razzista, «comunque non uditi dall'arbitro» – si legge nel referto –, quest'ultimo decideva di sospendere la gara.
Dal giudice anche una bacchettata verso la responsabilità dei dirigenti delle due squadre: «se talvolta appare francamente impossibile riuscire a portare l'ordine sulle tribune, non altrettanto può dirsi per i propri 11 giocatori schierati in campo. L'allenatore e i dirigenti delle rispettive compagini ben avrebbero potuto e dovuto richiamare le squadre e far terminare l'incontro, anche considerando che si era oramai nei minuti di recupero: il loro atteggiamento passivo ed inerte giustifica la perdita dell'incontro per entrambe le squadre» con ammenda di 300 euro ad entrambe.
Inflitte anche alcune squalifiche singole: inibizione fino al 7 ottobre per il dirigente della Pro Dronero Raffaele Saccomanno, allontanato dal campo per proteste, squalifica per una gara per l’allenatore dronerese Melardi e squalifica per tre gare per il giocatore centallese Jason Fresia e per due gare al dronerese Ibrahima Bamba.
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