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«Papà, firma qui»: il contratto che può salvare il calcio giovanile

Dopo l’aggressione di Collegno e il ritiro del Volpiano Pianese, Luigi Garlando, della “Gazzetta dello Sport”, lancia una provocazione: ragazzi, fate mettere nero su bianco le regole ai vostri genitori

«Papà, firma qui»: il contratto che può salvare il calcio giovanile

Foto didascalica creata utilizzando il supporto dell'AI

Settembre, campionati giovanili al via. Ma la festa del calcio dei ragazzi viene ancora una volta macchiata dalla violenza degli adulti.

A Collegno, durante la sfida Under 14 tra Volpiano Pianese e Collegno, un padre ha scavalcato la recinzione, colpito a pugni il portiere avversario di soli 13 anni e continuato a pestarlo anche a terra. Risultato: frattura del malleolo, zigomo gonfio, collare e gesso.

Un quarantenne che massacra un ragazzino per una partita di calcio. Rabbia, disgusto, domande senza risposta. E una certezza: a uscire ferito non è solo il piccolo portiere, ma anche il figlio di quell’uomo, spettatore impotente delle follie del genitore.

   

 

La scelta forte del Volpiano Pianese

 

A dimostrazione della gravità dell’episodio, il presidente del Volpiano Pianese, Massimo Gariglio, ha deciso di ritirare la propria squadra Under 14 dal torneo Super Oscar.

«Con profondo rammarico, e con il senso di responsabilità che ci ha sempre contraddistinto, la Società G.S.D. Volpiano Pianese comunica la decisione di ritirare la propria squadra Under 14 dal Torneo Super Oscar – si legge sul comunicato –. Una scelta sofferta, ma dettata dalla volontà di comprendere fino in fondo quanto è accaduto e quanto sta accadendo, oltre che di preservare la serenità e la crescita del nostro gruppo squadra, messo a dura prova dai recenti episodi».

«La nostra Società ha sempre creduto fermamente nei valori dello sport: lealtà, rispetto e fair play sono i principi che guidano il nostro lavoro quotidiano con i ragazzi. Proprio per questo, quando tali valori vengono meno in maniera così grave, riteniamo necessario fermarci e riflettere».

  

 

«Desideriamo ringraziare il Comitato organizzatore e tutte le società del nostro movimento che ci hanno manifestato sostegno e vicinanza in queste ore: un segnale concreto di solidarietà che conferma come la comunità sportiva sappia reagire con responsabilità nei momenti più delicati. Il G.S.D. Volpiano Pianese continuerà a impegnarsi per promuovere uno sport che sia davvero scuola di vita, di rispetto e di crescita, perché il calcio dei ragazzi deve restare un luogo di gioia e formazione, mai di paura o violenza».


 
 

Le regole del “contratto per papà”

 

Di fronte a questo ennesimo episodio, Luigi Garlando, firma storica della “Gazzetta dello Sport”, rilancia un’idea provocatoria ma lucidissima: «Ragazzi, fate firmare un contratto ai vostri genitori».

 

Un patto semplice, sette punti che ogni genitore dovrebbe sottoscrivere prima di varcare i cancelli di un campo:

 

  1. Accetto che mio figlio non diventerà il nuovo Messi (e io non sarò il papà del nuovo Messi).

  2. Tifo non per i gol, ma perché mio figlio si diverta.

  3. Ringrazio l’allenatore, anche se lascia mio figlio in panchina.

  4. Rispetto gli avversari: non nemici, ma compagni di gioco con una maglia diversa.

  5. Evito risse sugli spalti: se provocato, cambio posto in tribuna.

  6. Non intervengo in campo: eventuali discussioni spettano solo all’arbitro.

  7. Onoro l’arbitro, spesso un ragazzo che sacrifica il weekend per far giocare i nostri figli.

Firmato, papà. Perché il calcio resti un gioco e non una ferita.

 

Non solo botte: la violenza delle parole

 

E anche senza arrivare a pugni e fratture, basta frequentare una qualunque domenica i campi di provincia per rendersi conto che il problema è diffuso. Troppe volte sugli spalti si sentono genitori inveire contro l’arbitro, che spesso ha appena 16 o 17 anni, la stessa età dei ragazzi in campo.

Ragazzini che si prendono addosso insulti da adulti, come se non stessero facendo altro che imparare, sbagliando, come i giocatori che stanno dirigendo.

Scene che fanno vergognare e che rendono ancora più urgente un cambio di mentalità: il calcio dei ragazzi non può diventare lo sfogo della frustrazione dei grandi.

 

Ripartire dal gioco vero

 

Forse è davvero arrivato il momento di fermarsi e riscrivere le regole, non sul regolamento FIGC ma nel cuore delle famiglie. Perché i ragazzi non hanno bisogno di genitori-ultras, ma di adulti capaci di educare con l’esempio.

Il calcio giovanile è e deve restare un laboratorio di amicizia, rispetto e passione, non un ring dove si sfogano frustrazioni. Se torniamo a guardare la partita con gli occhi dei bambini, allora sì che vinceremo tutti.

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