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03 Dicembre 2025 - 10:38
«Nella nostra città c’è una situazione molto difficile. E credo sia un pochino sottovalutata. Io non starò “con le mani in mano”». Il sindaco di Mondovì Luca Robaldo entra sul tema della pubblica sicurezza. Non “a gamba tesa”, ma nemmeno “in punta di piedi”. Lo fa nella sede dell’assemblea pubblica per antonomasia, il Consiglio comunale.
Mai, come in questo anno, il tema aveva toccato tanti aspetti della città. Lo dicono le cronache. Con episodi – come quello dello studente aggredito a Piazza, ma soprattutto quello della gigantesca situazione di tensione avvenuta all’Altipiano lo scorso marzo – che hanno alzato tantissime discussioni in città.
«Pur vivendo una situazione di “sicurezza reale” molto buona, la “sicurezza percepita” va via via deteriorandosi». Il tema è il medesimo da anni: sicurezza reale da una parte, sicurezza percepoita dall’altra. I numeri dei reati, i numeri degli episodi, insomma “i dati”, dicono che Mondovì non è una città “pericolosa”. E questo è un fatto. Ma c’è un altro fatto: oggi la “percezione” è tutt’altra. Forse perché è maggiore l’attenzione, forse perché è maggiore la paura o forse perché oggi ogni episodio, per quanto minimo, “fa notizia” sui media e sui social. O – più probabilmente – per un mix di tutte queste cose.
La popolazione straniera, a Mondovì, conta circa 3 mila persone (dato di fine 2024): erano circa 700 alla fine degli anni ’90. Robaldo: «Su questo tema è facile cadere nel “populismo”. Io non voglio farlo. I dati demografici indicano chiaramente la direzione in cui il mondo si sta muovendo: c’è stata una volontà, da parte di questa zona del mondo, di aprirsi e accogliere. Ma se da parte di qualcuno non c’è volontà di integrarsi come si dovrebbe, il sistema si… inceppa. Vorrei però ricordare che la sicurezza riguarda tutti: e non solo “gli italiani”. Se questi problemi cresceranno, il disagio sarà per tutti».
«C’è una parte politica che continua a dire che “il crimine cresce per colpa degli immigrati” – ribadisce il sindaco –. Ma le leggi sull’accoglienza hanno attraversato Governi di qualsiasi colore, fino a quello di oggi. Ieri come oggi, sono i sindaci quelli che devono firmare i contratti coi SAI sull’accoglienza». Cesare Morandini, PD: «Cogliamo la preoccupazione del sindaco. Nel Centrosinistra esiste un largo dibattito sul tema della sicurezza: credo anche io che serva una “re-impostazione” del modo di affrontare questo argomento». Carluccio Cattaneo, della Lega: «In città ci sono dei problemi. Noi chiediamo che si faccia di più». Eh, già. Ma cosa? E come?
Se la questione “sicurezza” ricade sui sindaci… quali forze ha un Comune per affrontarlo? Le solite: telecamere, Polizia locale. Il dibattito si apre ai tipi di soluzione. Si possono usare “misure coercitive”, come il DASPO: Mondovì lo ha adottato da un paio di anni. Nel 2024 ne sono stati applicati 34, una media di oltre 3 al mese. Cesare Morandini, PD: «Sul DASPO, eravamo scettici. La sicurezza non può risolversi solo con misure coercitive: serve un “50 e 50”: per dare più sicurezza ad alcune aree della città bisogna rianimarle, farle tornare a vivere». Dalla maggioranza, Bellocchio: «Vero, bisogna agire su entrambi i lati». Anche Robaldo tocca il punto: «Torniamo a vivere la nostra città, a partire dai parchi. Se la città è frequentata, la sicurezza aumenta. Inoltre, sarebbe bene che chiunque si facesse carico di segnalare le problematiche che vede: chiunque». Ancora Morandini: «Io credo che la sicurezza sia un aspetto della libertà: sentirsi “sicuri” vuol dire “sentirsi liberi”. Le persone devono sentirsi libere di circolare la sera. Una ragazza deve sentirsi libera di uscire, senza sentirsi dire che deve aver frequentato un corso di autodifesa». Robaldo: «Gli episodi di aggressioni, violenze e o tentate violenze, molestie, piccole minacce, avvengono anche qui a Mondovì: non ne siamo indenni, non siamo intonsi. Lo dico chiaramente: non resterò con le mani in mano, anche pubblicamente, su questi temi».
Il dibattito non è certamente concluso.
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