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Popeye rompe le catene del copyright

Il marinaio guercio dei fumetti è fuori diritti: perché è un'icona che ha cambiato il fumetto.

Popeye

Popeye libero dalle catene del copyright

 

Nel 2025 Popeye the Sailor entra nel pubblico dominio, liberandosi delle ultime catene del copyright. Nato nel 1929 dalla matita di Elzie Crisler Segar all’interno della striscia Thimble Theatre (iniziata nel 1919), Popeye è subito diventato l'eroe in grado di rubare la scena a tutti. Ma cosa lo rende un personaggio così singolare da meritare un posto nella genealogia degli archetipi fumettistici?

 

Per capirlo, occorre guardare al contesto. Il 1929 è un anno spartiacque per il fumetto, perché con Buck Rogers e Tarzan in versione striscia si ha l'avvento del fumetto eroico-avventuroso, sospinto dal gusto per l’esotico e il futuribile. La loro nascita va in parallelo con lo sviluppo dei generi e di storie più complesse nel cinema, col sonoro (1927), ma sfruttando le possibilità fantastiche degli eroi disegnati: esseri quasi super-umani, in grado di balzi prodigiosi e di forza grazie a una natura quasi animalesca o a device tecnologici.

Popeye arriva in quell’onda. Non è un principe della giungla, non è un viaggiatore del cosmo: è un marinaio zoppo di un occhio, con modi sgraziati, un gergo incomprensibile, ma con una forza sovraumana che sboccia dopo aver ingoiato una scatola di spinaci. Questa combinazione — fumetto comico che si rinnova con elementi di azione, ma mantenendo l'elemento comico — crea un nuovo registro: il fumetto comico-avventuroso. Popeye affronta avversari, viaggia in luoghi esotici, vive trame degne dell’eroico, ma lo fa in un segno ultracartoonesco e nel permanere dell'aspetto umoristico. Se Tarzan (e poi Superman) sono l'Orlando moderno nel nuovo rinascimento fumettistico, Popeye è il genere eroicomico di Morgante, Margutte e soci.

 

Oggi, libero da vincoli di copyright, Popeye può essere reinterpretato in infinite varianti: dal graphic novel al videogioco indie, fino a rivisitazioni in chiave fantasy o satiriche. La sua eredità non è solo quella di un’icona pop con il bicipite sproporzionato, ma quella di un modello narrativo che ha aperto la strada a eroi da un lato eccezionali, dall'altro imperfetti, umani e ironici — forse i più resistenti al tempo.

 

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