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10 Ottobre 2025 - 15:25
Foto instagram @naliannalisa
Undici brani, tra cui la hit estiva "Maschio" e l’ultimo singolo "Piazza San Marco" con Marco Mengoni. È uscito allo scoccare della mezzanotte di mercoledì l’ultimo album di Annalisa. In "Ma io sono fuoco" coesistono il pop contemporaneo e le sonorità anni ’80 con quegli elementi elettronici che portano tutto a un’atmosfera più internazionale.
Lo aveva annunciato da tempo, svelando pian piano prima l’immagine di copertina: una novella Giovanna d’Arco sul letto che prende fuoco e dove, in un intricato sistema di rimandi simbolici, spunta anche una tigre da dietro il letto. Il richiamo a «non sono una santa» e al senso di rinascita fa da tema centrale in molti dei nuovi pezzi. Si parte dall’elemento maschile, l’uomo “esibizionista” in chiave anche ironica, per poi arrivare verso la fine alla “carezza” di un brano come "Amica" e alla trasformazione di "Io sono".
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Annalisa è l’eterna ragazza degli anni ’80 di Carcare, che ha però da pochissimo tagliato il traguardo dei 40 anni.
«Gli "anta" – dice – spaventano sempre un po’ e cerco di non dare troppo peso a quello che è già andato. Non ho bisogno di creare dei periodi, dei filoni: non voglio chiudere i periodi in scatole. Però, ecco, sì, i 40 un po’ di fastidio me lo danno».
«La musica italiana mi piace da morire: pop e cantautorato fanno parte delle mie radici, mi piace dichiarare in quello che faccio che sono cresciuta con quel mondo musicale. Sono una ragazza degli anni ’80 e il riferimento è venuto naturale, già con "E poi siamo finiti nel vortice" ero andata verso quelle sonorità elettropop, ma sempre con attenzione alla cura del testo, tipica della tradizione italiana».
«Un po’ più di una suggestione, perché crescendo scopri cose nuove e, cantando dal vivo, mi si sono aperte nuove sonorità in gola, più profonde. "Amica" è il brano che racchiude un po’ tutto il senso del disco: mettere in chiaro delle cose anche scomode, senza peli sulla lingua. E cercare una soluzione, scoprire una cosa nuova».
A partire dal 15 novembre parte il tour nei palazzetti. E sugli stadi, come ormai fanno colleghe e colleghi, ai microfoni dell’Ansa frena.
«Non la considero una tappa obbligata. Certo, è una bellissima possibilità per portare la tua musica a tante persone in un luogo simbolico. Mi piacerebbe, ma dipende dai progetti che hai, da come evolvono le cose».
E sul Festival di Sanremo? «Non è nei piani. Non in questo momento. Magari ne riparliamo per il 2027: è sempre una piazza pazzesca. Non nascondiamoci: tutti gli anni valuti se si inserisce nel percorso che stai facendo. La pressione? La sensazione è quella di voler andare avanti e non tornare indietro, dopo che hai ottenuto tanto. Non è facile. Anche perché io sento pressione per qualunque cosa: quando faccio un video, quando esce il pezzo, quando devo mettere su uno spettacolo, anche per le foto, sono fatta così. Ci tengo tanto a quello che faccio, a prescindere dai risultati».
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