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Il rapporto sanitario GIMBE "promuove" davvero il Piemonte?

Riboldi parla di "Regione virtuosa", ma le carenze individuate sono tante. Rossi (PD): «Se le cose vanno bene è solo grazie all’abnegazione degli operatori»

Il rapporto GIMBE "promuove" davvero il Piemonte?

In questi giorni si sono letti alcuni toni "soddisfatti" degli esiti del rapporto GIMBE 2025 sul Sistema sanitario nazionale per quel che riguarda il Piemonte.  «Anche nel 2025 il Piemonte si conferma tra le Regioni italiane con le migliori performance sanitarie» è la reazione dell'assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi. Cosa dice il rapporto?

La Fondazione GIMBE ha presentato l’8 ottobre 2025. presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati l’8° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN)rilevando anzitutto come dati, narrative e sondaggi di popolazione dimostrino che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio Sanitario Nazionale.

Fra i dati del Piemonte, il rapporto GIMBE dice che il Piemonte presenta una carenza di medici di medicina generale, tra le "situazioni più critiche" delle grandi Regioni del Nord (-296 medici), ma è sopra la media per Pediatri di libera scelta (in termini assoluti, la media nazionale è di 898 assistiti per PLS: il Piemonte è a 1.108).

Fa invece molto riflettere il dato delle famiglie che hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie: in Piemonte l'8,8% (media nazionale Italia 7,6%). Il dato parla degli utenti che «dichiarano di aver rinunciato nell’ultimo anno a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno, per uno o più motivi: problemi economici (impossibilità di pagare, costo eccessivo), difficoltà di accesso (struttura lontana, mancanza di trasporti, orari scomodi), lunghi tempi di attesa».

«Il Piemonte – sottolinea Riboldi – mantiene l’adempienza piena ai LEA, confermando un posizionamento tra le prime in Italia per adempienza in tutte le aree: prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera. Un riconoscimento che premia il lavoro di operatori, strutture e sistema regionale nel suo insieme».

La regione annota anche che il Rapporto GIMBE evidenzia elementi di forza strutturali: spesa sanitaria privata sotto controllo, a tutela dell’universalismo e dell’equità di accesso; saldo netto della mobilità passa da meno 19 milioni di euro a meno 5 milioni di euro, con un miglioramento di oltre 14 milioni di euro; progresso nella digitalizzazione sanitaria, con avanzamento del Fascicolo Sanitario Elettronico e iniziative di telemedicina. Riboldi: «Il rapporto fotografa anche le criticità che dobbiamo affrontare con urgenza: le liste d’attesa restano la prima causa di rinuncia alle cure, e la carenza di nuovi laureati in medicina e infermieristica rischia di compromettere la tenuta dei servizi, in particolare nelle aree interne. Su questo puntiamo con decisione per migliorare la sanità pubblica piemontese».

Domenico Rossi, consigliere regionale PD: «Riboldi snocciola dati, ma dimentica di dire alcune cose: prima di tutto che la qualità delle cure in Piemonte è possibile grazie all’abnegazione degli operatori, nonostante i disastri del governo e che la nostra regione rispetta l’erogazione e adempie i parametri LEA ininterrottamente dal 2010. Che secondo quanto riportato nel rapporto in Piemonte mancano 431 medici di medicina generale, che siamo tra le regioni più critiche per la carenza dei pediatri di libera scelta e che spendiamo, insieme alla Lombardia, il 48% del valore complessivo dei contratti per i gettonisti a livello nazionale con un valore assoluto più alto (115,2 milioni di euro contro 105 milioni dei lombardi) pur avendo noi meno della metà degli abitanti. Non dice che sempre dal rapporto si evince che sono aumentate le persone che hanno rinunciato alle cure tra il 2023 e il 2024: siamo a più di 390 mila».

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