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14 Luglio 2025 - 09:33
Stop alle proteste silenziose alla maturità. Dopo i casi di alcuni studenti (se ne contano quattro, tre in Veneto e uno in Toscana) che hanno scelto di non sostenere il colloquio orale avendo già raggiunto il punteggio minimo per la promozione, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, annuncia una svolta: dal 2026 chi rifiuterà volontariamente l’orale sarà automaticamente bocciato e dovrà ripetere l’anno scolastico.
«Il colloquio non è facoltativo», ha dichiarato Valditara. «Serve a valutare le capacità espressive, argomentative e critiche degli studenti. Chi decide di boicottare volontariamente l’esame, senza alcun giustificato motivo, non potrà essere considerato maturo e dovrà ripetere l’anno. C’è una bella differenza tra il ragazzo che dichiara di non voler rispondere e chi manifesta un momento di difficoltà».
Secondo il Ministro, il nuovo criterio sarà introdotto già a partire dall’anno scolastico 2025-2026, anche se per entrare in vigore sarà necessario modificare il decreto legislativo 62 del 2017, che attualmente regola l’Esame di Stato.
L’attuale normativa prevede 40 punti di credito scolastico; 20 punti per ciascuna delle due prove scritte; 20 punti per il colloquio orale; un bonus di 5 punti per chi totalizza almeno 50 punti tra prove e crediti. Per ottenere la maturità bastano 60 punti complessivi. È quindi possibile superare l’esame anche con un orale insufficiente o assente, purché la soglia minima venga raggiunta.
LA STORIA L’esame di maturità, oggi noto come “esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione”, nasce ufficialmente con la riforma Gentile del 1923. Inizialmente previsto solo per il liceo classico, si trattava di un esame particolarmente selettivo, con commissioni esterne e prove molto impegnative. Nel corso degli anni, l’esame venne esteso anche agli altri tipi di scuola secondaria superiore. Una svolta importante avvenne nel 1969, quando la riforma del ministro Fiorentino Sullo rese l’esame più inclusivo, alleggerendo le modalità e dando maggior peso al percorso scolastico dello studente. Nel 1997 la riforma Berlinguer trasformò profondamente la maturità: fu introdotta una commissione mista (metà docenti interni e metà esterni), venne fissato il punteggio massimo in 100 punti e vennero stabilite tre prove scritte (italiano, indirizzo e una terza multidisciplinare), oltre al colloquio orale. Dal 2007 la maturità divenne l’unico esame di Stato conclusivo, sostituendo l’esame di ammissione all’università. Negli anni successivi ci furono ulteriori aggiornamenti: il sistema dei crediti scolastici venne rafforzato, la terza prova fu abolita nel 2019, e il colloquio orale reso più orientato alle competenze trasversali. Durante l’emergenza Covid (2020 e 2021), l’esame fu radicalmente semplificato, ridotto al solo colloquio orale.
Oggi l’esame di maturità, pur continuando a cambiare, resta un rito di passaggio fondamentale per milioni di studenti italiani.
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