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30 Luglio 2025 - 07:10
Foto Unicef Italia
Nel solo 2024, secondo Eurostat, oltre 10.000 vittime di tratta sono state registrate nell’UE: il 63% sono donne o ragazze. Ma i numeri reali sono molto più alti: oltre 50 milioni di persone nel mondo.
Già il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti, Gehad Madi, nel suo ultimo rapporto alla 59ª sessione del Consiglio dei Diritti Umani, il mese scorso ha denunciato come le reti criminali sfruttino la vulnerabilità dei migranti lungo le rotte migratorie.
Il tema della giornata, proposto dalle Nazioni Unite per quest’anno – "La tratta di esseri umani è criminalità organizzata. Poniamo fine allo sfruttamento" –, richiama la necessità di un impegno congiunto delle forze dell’ordine, del sistema di giustizia penale e della società civile, con un approccio centrato sulle vittime.

Matteo Fadda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, spiega: «Nella lotta contro la tratta di esseri umani, facciamo appello al Governo affinché mantenga alta l'attenzione sulla prevenzione. È fondamentale per evitare il rischio di re-trafficking, spesso legato a fenomeni di caporalato, reclutamento nelle reti dello spaccio o della microcriminalità. È importante anche prestare attenzione al fenomeno dell'e-trafficking: il reclutamento online intrappola donne e ragazze nei circuiti dello sfruttamento sessuale e della pornografia. La nostra esperienza dimostra che intervenire tempestivamente durante gli sbarchi e lungo le rotte migratorie, come facciamo in Grecia, è essenziale per proteggere le persone più vulnerabili. Nei Paesi di origine, ci impegniamo a offrire ai giovani opportunità concrete per costruire un futuro dignitoso, prevenendo così partenze disperate. Nei Paesi di approdo, lavoriamo per promuovere un cambiamento di mentalità, in particolare tra i giovani, sensibilizzandoli sul tema del contrasto alla tratta attraverso programmi nelle scuole superiori e università»
«Non fate finta di non sapere. Chi sa ha il dovere di agire… Finché ci sarà domanda, ci sarà schiavitù» ricordava don Oreste Benzi. È con questo spirito che la Comunità, dal 1996, si adopera per sottrarre donne, uomini e minori dallo sfruttamento sessuale, lavorativo o in altre attività illegali diffusi soprattutto in Europa.
Un focus significativo affrontato dall'associazione nel 2024 ha riguardato il fenomeno dello sfruttamento sessuale al chiuso e online, con unità di contatto specializzate, con cadenza settimanale, rivolte a persone nella prostituzione indoor. È risultato evidente il drammatico sommerso delle transgender, in particolare provenienti da Brasile, Perù, Venezuela e Repubblica Dominicana, spesso escluse da ogni rete d’aiuto e intrappolate in contesti che le stigmatizzano.
Nel 2024, la Comunità ha promosso oltre 100 eventi pubblici in 12 città italiane, raggiungendo giovani e cittadinanza con interventi educativi nelle scuole, nelle università e attraverso cineforum. Fra i temi affrontati con i giovani: il fenomeno del reclutamento online (e-trafficking), lo sfruttamento indoor e i rischi legati ai social.

Nel 2024 l'associazione di Don Benzi ha collaborato alla formazione del personale dell’Arma dei Carabinieri in alcune Scuole allievi.
A Reggio Calabria, ha partecipato a tavoli interistituzionali prefettizi per l’accoglienza e la tutela dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) al momento dello sbarco. L’impegno per intercettare le vittime di tratta ha riguardato anche il Porto di Brindisi, in collaborazione con Prefettura, Questura, UNHCR, OIM, Save the Children.
Ha operato in Nigeria, Albania, Kenya e Colombia per prevenire la tratta fin dall’origine, il re-trafficking e i casi di violenze multiple, specie tra le fasce di popolazione giovanile più vulnerabili.
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