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Lorenza e Carla, innamorate della natura, ora vestono gli alberi

Nel parco “Acquadolce”, una delle porte della Riserva naturale di Crava-Morozzo

Bosco Vestito

Lorenza Borsarelli e Carla Cervella hanno dato vita al "Bosco vestito"

L’idea è nata guardando una foto, vista sul web: gli artisti lo chiamano “yarn bombing”,

L’idea è nata guardando una foto, vista sul web. Un’immagine fra tante: un viale alberato… con gli alberi vestiti di lana. Ma non è strano? Ma non fa male ai fusti? «Assolutamente no: lana e cotone sono materiali naturali, proteggono di inverno e non hanno effetto d’estate». Gli artisti lo chiamano “yarn bombing”, e se ne trovano mille esempi in giro per il mondo. E da oggi, anche uno a Mondovì: nel parco “Acquadolce”, una delle porte della Riserva naturale di Crava-Morozzo.

Qui, uno dopo l’altro, gli alberi potranno essere vestiti. Grazie al progetto “Il bosco vestito” ideato da Lorenza Borsarelli, l’imprenditrice di “Acquadolce” e “Agritrutta”, e Carla Cervella, in arte “La CrazyC”, artista di uncinetto & maglia ai ferri.

 

Sono stati loro a concepire e realizzare questa innovativa iniziativa. «Proponiamo a chi desidera partecipare al progetto di “adottare” un albero – ci spiegano –, illustrandoci come intende vestirlo e decorarlo». Il risultato? Un’autentica foresta di colori. «Ammettiamo esclusivamente opere realizzate con lana o cotone, insomma, filati naturali – chiarisce Carla –. Non abbiamo posto limiti sui temi: c’è chi ha proposto semplici coperture, come sciarpe che avvolgono il tronco, e chi ha lavorato a maglia in modo più creativo, ideando vere e proprie decorazioni».

Una di queste creazioni, realizzata proprio da Carla, è un meraviglioso ragno rosa, completo di ragnatela, simbolo – naturalmente – della tessitura, che hanno chiamato “Creola”. Lorenza aggiunge: «I concetti fondamentali sono l'uso di materiali naturali, preferibilmente di recupero, per promuovere la cultura del riuso, ridurre gli sprechi e prestare attenzione all'ambiente; ma anche il recupero di una pratica antica quale la maglia ai ferri».

Uno potrebbe pensare che sia “una cosa da nonne”… e invece no: «È un’abitudine che sta tornando a galla, sempre di più, anche nei giovani – afferma Carla –: ci sono ragazze che amano realizzarsi le proprie borse fatte a mano, per esempio, e che stanno tornando a imparare a fare l’uncinetto». E per essere sicuri che il progetto non vada a danneggiare i fusti, Lorenza ha compilato una documentazione lunga così, chiedendo autorizzazione alla Regione e all’Ente Parco: «C’è una certificazione vera e propria: le piante non subiscono alcun danno. Non consentiamo decorazioni “appese”, che possano essere spazzate via dal vento, né che vadano a danneggiare i rami su cui animali potrebbero fare i nidi».

Ma l’obiettivo non è soltanto artistico, decorativo. C’è un senso più profondo: «Abbiamo contattato le Scuole, i Centri diurni, le Case di riposo. Fare la maglia è una pratica che aiuta il coordinamento delle dita e contribuisce a tenere le mani in movimento. Così sono tante Associazioni che ci hanno già contattate. E tante singole persone. Una addirittura dalla Sicilia».

Carla e Lorenza le hanno battezzate “scapin”, come in piemontese si chiamava la calza fatta ai ferri, «che le nonne cucivano in modo tale che la parte del piede, quando si consumava, potesse essere scucita e sostituita per non buttare il gambaletto». Tanto recupero e poco spreco. Nel “Bosco vestito”, poi, ci saranno anche arte e colori. E in futuro una mappa, che elencherà la collocazione degli alberi vestiti, la loro tipologia, gli autori delle decorazioni. Il “Bosco vestito” ha anche le sue pagine social, su Facebook e Instagram.

 

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