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La battaglia legale fra il parco fotovoltaico e… una chiesetta di campagna

È stato presentato un secondo ricorso al TAR

La battaglia legale fra il parco fotovoltaico e… una chiesetta di campagna

Scontro in Tribunale tra le due società proponenti e il Comune

La battaglia legale sul “parco fotovoltaico” di via Tanaro si complica. E l’ingarbuglio ruota attorno a… una chiesetta. Una vecchissima cappella di campagna, nel perimetro dell’antica cascina “Bota” (o “Botta”) che sorge lungo la strada, non lontano dal ristorante “La Borsarella”. Da una parte ci sono due aziende, la “Mondovì solare srl” (costituita ad hoc) e la “Limone 2004” di Cuneo, che hanno in progetto la costruzione di un impianto di fotovoltaico a terra su quei terreni. Dall’altra parte c’è il Comune di Mondovì, che prima ha formulato un diniego e di recente ha annullato la “PAS” (Procedura abilitativa semplificata). E così i proponenti hanno presentato un secondo ricorso al TAR, dopo il primo che era già arrivato mesi fa. I lavori sono fermi. E in mezzo a tutto questo c’è la chiesetta: una cappella di campagna che, se coperta da vincolo di tutela, potrebbe fermare il fotovoltaico.

IL PRIMO RICORSO
Facciamo qualche passo indietro. La vicenda inizia nel 2024, dopo che le società avevano presentato il progetto attraverso la cosiddetta “PAS”, la procedura semplificata che di fatto consente di evitare di sottostare a un vero e proprio “parere” da parte del Comune. Ciò nonostante, gli Uffici comunali avevano espresso un “Ordine motivato di non effettuare l’intervento”, e le proponenti hanno fatto ricorso al TAR, chiedendo – come si fa sempre in questi casi – la sospensione del provvedimento comunale. La sentenza non è ancora arrivata, ma il Tribunale amministrativo aveva in effetti applicato la sospensiva. Nel frattempo, però, il Consiglio comunale aveva deliberato una modifica della programmazione urbanistica “ri-classificando” il medesimo terreno da “area commerciale” ad “area agricola”. In attesa della sentenza, visti i tempi tecnici, le due società avevano ufficialmente avviato i lavori. Senza montare, ovviamente, alcun impianto: ma l’area è stata delimitata da pali ed è stato piazzato un prefabbricato da cantiere.

L'area di cantiere

LA NOVITÀ: IL SECONDO RICORSO
L’opinione di Luca Robaldo sui pannelli fotovoltaici a terra è ormai stranota: «Non c’è niente di peggio che vedere pannelli fotovoltaici posati sui terreni», ha detto e ribadito, sia nelle vesti di sindaco che di presidente della Provincia. Prendendosela anche con la legge che ne consente la costruzione «passando letteralmente sopra la testa dei sindaci – aveva detto Robaldo – e senza che il Comune possa entrare nel merito». Nel momento in cui il Comune ha annullato la “PAS”, le società hanno presentato un secondo ricorso un mese fa: «per motivi aggiunti» sull’istanza di annullamento già presentata nel primo ricorso, e «per l’annullamento, previa sospensiva» del nuovo provvedimento. Il Comune non ha intenzione di mollare e ha dato incarico allo studio legale dell’avv. Perin di Torino per la difesa. Uno stallo. L’avvocato Francesco Dal Piaz, legale delle società: «Il manufatto a cui si riferisce il Comune nelle sue motivazioni risulta essere un bene privato: non rientra fra quelli ecclesiastici, dunque non c’è alcuna tutela». La prossima settimana arriverà la prima pronuncia del TAR.

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