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30 Luglio 2025 - 17:11
Sull’ex stabilimento Acna di Cengio non si torna indietro. A dirlo con fermezza è il sindaco di Cortemilia Roberto Bodrito, intervenuto in Consiglio provinciale in qualità di delegato alla questione bonifica: «Nei disegni dei bambini dell’epoca il fiume Bormida veniva colorato di nero», ricorda, rievocando gli anni bui in cui la “fabbrica dei veleni” era ancora attiva.
La chiusura dell’impianto chimico risale al 1999, un traguardo raggiunto – ricorda Bodrito – «dopo decenni di manifestazioni e sacrifici enormi anche a livello personale». La fama sinistra dello stabilimento, situato nell’entroterra savonese, era nota anche al di là del mare: agli inizi del Novecento fornì esplosivi per la guerra in Libia, mentre negli anni Trenta produsse buona parte dei gas tossici utilizzati in Abissinia.
Negli anni Ottanta il malcontento esplose con forza. Una tappa del Giro d’Italia venne bloccata dai manifestanti, provocando anche denunce, e durante un’edizione del Festival di Sanremo Gino Paoli, Albano e Romina Power salirono sul palco dell’Ariston indossando la spilla “Valle Bormida pulita”. A Cortemilia, nel 1989, la popolazione intera disertò simbolicamente le elezioni europee.
Oggi, evidenzia Bodrito, la situazione è profondamente cambiata: «Abbiamo una valle che ha voglia di crescere e un fiume divenuto vivibile: sulla bonifica, certificata nel 2010, molto ci sarebbe da dire». Alla sua amministrazione la Provincia di Cuneo ha affidato il compito di seguire da vicino il processo di bonifica del sito ex industriale, rappresentando l’ente nell’osservatorio costituito dall’Unione Montana Alta Langa.
Ma ora c’è una nuova preoccupazione: la Regione Liguria ha inserito cinque possibili localizzazioni per un nuovo termovalorizzatore e, tra queste, figura anche l’area dell’ex Acna. Non è la prima volta che se ne parla: «La costruzione di un inceneritore era già stata autorizzata a Cengio – ricorda Bodrito – fu di nuovo una levata di scudi a fare sì che non venisse costruito».
Dopo la recente comunicazione della Regione, i sindaci della val Bormida savonese hanno preso posizione, creando un comitato tecnico con i Comuni coinvolti, il consorzio rifiuti e l’ASL locale. Sul versante piemontese, invece, è attivo l’osservatorio istituito lo scorso febbraio.
«Abbiamo un’interlocuzione quasi settimanale con la Provincia di Savona su questo problema storico» garantisce Bodrito, ribadendo con chiarezza la posizione condivisa: «Siamo convinti che si debba riqualificare, ma riteniamo non sia un sito idoneo al termovalorizzatore».
In programma c’è l’organizzazione di un incontro pubblico per chiarire la posizione e avanzare proposte concrete: «Il primo obiettivo da portare a casa è l’accantonamento del sito di Cengio tra le possibili soluzioni», afferma il delegato, precisando però che “il discorso su Cairo è assolutamente aperto”.
La città di Cairo Montenotte, a ridosso della valle Uzzone, preoccupa anche il versante piemontese: «Bisogna avere rispetto di chi si è battuto prima di noi – ammonisce Bodrito – se ci sono iniziative dobbiamo essere coinvolti».
Una linea condivisa anche dai consiglieri provinciali del Patto Civico per la Granda, che dichiarano:
«L’obiettivo resta quello di dire un fermo no a qualsiasi ipotesi di realizzazione di un termovalorizzatore a Cengio a causa della inidoneità dell’area che, anzi, va riqualificata».
E concludono lanciando un appello su Cairo Montenotte: «Anche per questa località, pur rispettando le decisioni della vicina Regione, nutriamo numerosi dubbi e chiediamo che vengano attentamente valutate tutte le criticità».
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