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02 Agosto 2025 - 11:55
Un momento della commemorazione, nella piazza doglianese dedicata a don Delpodio
Commozione e partecipazione intensa hanno accompagnato, lo scorso giovedì 31 luglio, le celebrazioni a Dogliani in memoria del tragico bombardamento che nel 1944 colpì il cuore del paese, provocando la morte di 34 vittime innocenti in soli due giorni. Un dramma che ha lasciato una ferita profonda nella comunità e che, a distanza di oltre ottant'anni, continua a suscitare dolore e riflessione.
«Quel giorno – ha dichiarato con voce commossa il sindaco Claudio Raviola – forze ostili compirono un attacco vigliacco contro cittadini inermi, colpendo solo obiettivi civili e causando 28 vittime, più altre 6 il giorno successivo durante le rappresaglie». Parole dure, che rievocano la brutalità di un'aggressione ingiustificata e crudele.
Durante la cerimonia è stata ricordata con profonda gratitudine la figura di don Pietro Delpodio, allora parroco di Dogliani, che si rese protagonista di un gesto di straordinario coraggio. «Don Delpodio – ha proseguito il sindaco – si spese in prima persona di fronte alle autorità nazi-fasciste, spesso facendo da mediatore tra i tedeschi e i partigiani. Secondo il diario di Martinengo e molte testimonianze, andò direttamente incontro ai tedeschi per cercare di dissuaderli dall'incendiare la cittadina, offrendo la propria vita in cambio della salvezza dei doglianesi».
Un gesto che rimane impresso nella memoria collettiva come simbolo di altruismo e resistenza morale. Don Delpodio, arrivato a Dogliani il 29 giugno 1932 e rimasto fino al 6 gennaio 1958, rappresenta ancora oggi un faro per la comunità. «Il suo esempio – ha concluso il sindaco – ci ricorda quanto sia importante l'impegno di chi si mette in gioco per il bene degli altri».
Tra i presenti alla commemorazione anche Lorenzo Sardo, all'epoca bambino di 9 anni, che ha offerto una testimonianza diretta, toccante e carica di emozione, riportando alla memoria il terrore e la disperazione vissuti in quei giorni.
Una cerimonia sobria, ma carica di significato, per non dimenticare le 34 anime spezzate e per onorare chi, come don Delpodio, non esitò a rischiare tutto per proteggere la propria gente.
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