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12 Agosto 2025 - 07:07
Chi lo conosce, lo sa: Alessandro Terreno è uno che non pronuncerà mai, mai le parole «sono soddisfatto». Non è che non lo sia: piuttosto, diciamo che l'assessore alle Manifestazioni del Comune di Mondovì è uno che punta sempre a un gradino più un alto di quello a cui è appena arrivato.
Anche quando il gradino in questione è... notevole: una stagione musicale che, tra giugno e luglio, ha portato a Mondovì sette-otto concerti di caratura nazionale, protagonisti della musica di ieri (PFM, Ivana Spagna, Marky Ramone, Elio) e di oggi (Rose Villain, Tedua, Naska, Artie5ive) e ha chiuso in bellezza con Fargetta, Sarah Toscano e Claudio Cecchetto. E con numeri (parliamo di pubblico) notevoli.
Insomma: non è poco e non è male. Ma è abbastanza? Chissà.
Chissà se Mondovì vuole di più, chissà se vuole diventare un punto di riferimento in un certo tipo di eventi musicali. Con una caratura ben precisa. Curiosi?
Un passo alla volta, seguiteci nel ragionamento: perché qua si sta tracciando il futuro dei live a Mondovì. Tentando un percorso inedito, o quantomeno inedito nel panorama musicale/eventistico locale.
Tutto parte da un dato di fatto: la città Mondovì ha dimostrato di avere la capacità di attirare grandissimi nomi (fra gli artisti "di ieri" e "di oggi"),l'organizzazione di "Wake Up" ha dimostrato di saper ottenere le risorse per saper organizzare un cartellone di rilievo nazionale, ma... c'è un MA.
E' necessario fare un ragionamento sulle location.
Tutto questo va sotto il nome di Festival Movì. E che il festival sia cresciuto, pur essendo al suo secondo anno, non c'è dubbio. «"Movì" è andato bene, assolutamente - spiega Terreno -. Abbiamo avuto eventi dai numeri davvero grandi, alcuni da "sold out" come il live della PFM, alcuni di richiamo nazionale, come è stato per Rose Villain».
Artisti per tutti i gusti: gli amanti del rock d'autore non credevano ai loro occhi e alle loro orecchie, il 20 giugno, quando Franz Di Cioccio guidava la "Premiata" fra i grandi brani del loro repertorio e quelli dell'indimenticato Faber. E i giovanissimi fan delle hit di oggi hanno perso letteralmente la voce in piazza D'Armi, urlando come matti i ritornelli della "Fuorilegge" dai capelli blu. "Come un tuono", citando Rose.
I numeri, chi più chi meno, sono andati bene. Non era realistico immaginarsi un festival fatto solo di sold-out: quindi sta "nell'ordine delle cose", diciamo così, il fatto che ci siano stati alcuni concerti col pienone e alcuni con meno afflusso. Non sono i numeri di un singolo evento a decretare il successo di un festival (questi, peraltro, sono suscettibili di mille variabili: in primis, il meteo): piuttosto, è la sua portata "complessiva".
750 km e dieci ore di viaggio: da Roma a Mondovì per vedere il concerto di Rose Villain
«È la mia artista preferita: e questo concerto è nel giorno del mio compleanno, non potevo perderla»
«Il live di Rose Villain è stato pazzesco - afferma Terreno -, ha attirato pubblico da ogni dove. E ha avuto una ricaduta reale sul territorio, segno che questa strada va percorsa e porta frutti».
Anche perché non dobbiamo dimenticarci che c'erano due tipologie di eventi: quelli a ingresso a pagamento, in piazza D'Armi, e quelli a ingresso gratuito, come Fargetta e come i live del festival MOV Summer di Mondovicino.
Se riempire i secondi non è comunque scontato - dal punto di vista imprenditoriale, oggi, la musica live è sempre un rischio -, riempire i primi è... sempre più arduo. Non sveliamo certo un tabu nel rivelare che la scena musicale è strapiena, a livello nazionale, di artisti "molto grossi", big fra i big, che si trovano a fare live con le arene mezze vuote.
Movì, invece, è andato bene. E lo ha fatto, peraltro - e di questo va dato atto -, con una policy di prezzi abbastanza "popolare": biglietti da 25 euro, questa la fascia media per gli eventi.
Senza dimenticare un evento diverso, ma già noto come format, che ha dato il fischio - anzi: il botto - di inizio al "Movì": il party anni '90. Non un concerto live, ma comunque un evento musicale, che funziona alla grande (migliaia e migliaia di biglietti venduti) perché gioca sul fattore amarcord che, passata una certa età, fa sempre colpo.
Ecco, su questo evento già si può immaginare il futuro: esattamente come accadde lo scorso anno col "Teenage Dream", ci si può immaginare una versione invernale del party musicale al Palamanera? Terreno: «Questo evento è andato alla grande, e confermo che stiamo pensando a un Movì Winter Edition. per ora non si può dire di più».
Cosa è successo alla città col live di Tedua?
Qualche riflessione a valle dell'evento di sabato scorso
E poi c'è stato il concerto, quasi incredibile di Tedua: un live inedito, per la location (Villa Nasi), che lo rende il classico evento "da ricordare" per chi c'era. Qui si è visto veramente qualcosa di "diverso dal solito": «Questo evento è stato, se possibile, anche oltre l'immaginabile. Il pubblico ha vissuto un concerto diverso da qualsiasi altro. E la città, nel quartiere che lo ha ospitato, ne è stata entusiasta»
Mondovì non ha - e probabilmente non può avere, o almeno non nel breve periodo - una vera e propria "arena da concerti". Non esiste un palaeventi coperto (lo si sogna da anni), non esiste una location all'aperto pubblica che possa aspirare a 6, 7, 10 mila persone. Del resto, forse la città stessa non sarebbe nemmeno in grado di reggere un evento musicale con questi numeri. O, se sì, lo dovrebbe fare con molto lavoro preliminare.
A questo punto, si apre il vero discorso: e se il futuro di Mondovì stesse in eventi "da location particolari"? Proprio come fu per lo show di Bob Sinclar lo scorso anno?
Terreno: «Ci stiamo ragionando. Io credo che il futuro di Movì possa andare in questa direzione: più eventi contestualizzati nel centro storico, scegliendo artisti e contesto in modo da portare eventi particolari, quasi esclusivi».
Un esempio? «Lo show di Fargetta a Mondovì Breo per l'ultima serata dei "Doi Pass", secondo me, indica chiaramente quale deve essere il futuro di questo evento: un pèaio di grandi eventi, gratuiti, in una singola piazza, che ha richiamato un pubblico enorme con estrema soddisfazione degli esercenti». Facendo 2+2, non è difficile capire dove si potrebbe andare a parare.
Senza dimenticare un tassello: quanto paga il Comune di Mondovì per tutti questi eventi? Una bazzecola: «Il contributo del Comune è minimo: 37 mila euro. Il festival si supporta coi biglietti e con gli sponsor».
E si sa che a settembre, le cose andranno esattamente in questo senso. Terreno: «Sarà un settembre... pienissimo. Oltre alla serata musicale durante i "Feu", e alla Granfondo, stiamo lavorando a... un altro evento. Per ora, non posso dire altro».
Quale evento? Questo:
Quindi, sì, il festival Movì sta pensando a un futuro. Un futuro che proseguirà nella varietà dell'offerta (difficile criticare l'enorme ventaglio di gusti, quest'anno: c'era il prog rock anni '70, la trap più moderna e dura, il cantautorato, il dj set, il pop degli anni '80 e quello del 2020, il punk storico e quello moderno, le star da tormentoni estivi... che si vuole di più?) ma con un'attenzione al tipo di evento "da contestualizzare".
Se Mondovì non può giocarsela sulla quantità, deve giocarsela sulla qualità. E chissà: magari, vincerla.
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