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Allarme siccità in quota: Confagricoltura Cuneo valuta una deroga alla discesa delle mandrie

I malgari in difficoltà potrebbero scendere anticipatamente a valle, ma questo potrebbe comportare la perdita dei premi comunitari. Si valuta una richiesta di deroga d'intesa con la Regione

Allarme siccità in quota: Confagricoltura Cuneo chiede una deroga alla discesa delle mandrie

Un andamento climatico particolarmente siccitoso ha caratterizzato molte zone alpine del Cuneese in questo periodo, mettendo in seria difficoltà numerosi malgari. Si valuta una discesa a valle molto anticipata: in quota c'è carenza di erba e di acqua per gli animali. Elemento, tuttavia, che non è senza conseguenze: scendere a valle in anticipo significa rischiare di perdere l'accesso ai premi della Pac e agli interventi Csr, finanziamenti importanti per la sopravvivenza delle aziende. Per questo Confagricoltura Cuneo ha aperto un confronto per valutare, d'intesa con la Regione Piemonte, una richiesta di deroga.

«Sulla scia di quanto già concesso ai capi bovini piemontesi non vaccinati per Dermatite nodulare contagiosa presenti sul territorio della Regione Valle d’Aosta, ai quali è stata concessa la possibilità di demonticare anticipatamente a seguito del peggioramento del quadro epidemiologico, potrebbe essere opportuno un simile intervento normativo regionale – afferma il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia – affinché siano riconosciute le cause di forza maggiore per autorizzare il rientro delle mandrie presso le stalle di origine, in anticipo rispetto al periodo di alpeggio precedentemente autorizzato».

A causa della grave carenza idrica in molti alpeggi, la permanenza dei capi nei pascoli in quota da settimane risulta infatti non più compatibile con le condizioni di benessere animale. «Molti malgari continuano a segnalare la necessità di dover rientrare a valle prima del previsto – prosegue Allasia -. Ormai da tempo l’andamento climatico particolarmente siccitoso e le elevate temperature della stagione estiva mettono a dura prova l’attività in quota dei nostri imprenditori che hanno dovuto fare i conti con la carenza di foraggio causata dal cotico erboso secco, con casi di scivolamento delle vacche al pascolo, obbligate a muoversi su terreni sempre più impraticabili. La situazione, in molte aree, è grave».

La complicata situazione che si registra negli alpeggi è bene fotografata da questo commento dell'allevatore Diego Mustat, ad Elva: «In quota ha ripreso a piovere a metà agosto, ma è stato un danno. L’erba ormai è secca e marcisce subito, così gli animali si rifiutano di mangiarla, ecco perché per fine settembre saremo già in stalla. Però servirebbe una deroga regionale, per non perdere i contributi della Pac e del Csr che sono fondamentali per la nostra attività. Il clima secco di quest’estate inciderà e non poco sui bilanci aziendali: quest’anno, infatti, le nutrici hanno prodotto meno latte in alpeggio quindi i vitelli svezzati, i cosiddetti mangiarin, risulteranno più leggeri degli anni scorsi, andando a incidere sul prezzo di vendita».

Andrea Lando, allevatore in alpeggio a Prazzo riferisce: «A inizio stagione c’era tanta erba fino a 2mila metri, oltre quella quota ne abbiamo trovata poca e già secca. Quando la neve si scioglie è necessario che piova, ma quest’anno non è accaduto. Le ultime piogge, in alta quota, risalgono infatti a inizio giugno. Ha piovuto, poco, a metà agosto, ma ormai è tardi per risollevare la situazione. Manca addirittura acqua nelle sorgenti più alte. Ravvisiamo la necessità di tornare a valle al più presto per poter foraggiare i nostri animali. Una volta riuscivamo a stare in quota fino a inizio ottobre, ora è complicato arrivare all’ultima decade di settembre».

Occasione di discussione e confronto su questi temi sarà rappresentata anche dall'evento "Caluma el vache", ormai tradizionale appuntamento organizzato dall'associazione di categoria che tradizionalmente chiude la stagione degli alpeggi. Si svolgerà a Limone Piemonte il 25 settembre.

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