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25 Settembre 2025 - 15:36
Immagine didascalica, nel riquadro Emiliano Negro (presidente Federcaccia Mondovì)
Una «tragica fatalità», che scuote nel profondo la comunità locale dei cacciatori e inevitabilmente spalanca domande e crea dibattiti. La tragedia di Carrù è costata la vita, domenica mattina al 46enne Daniele Barolo, colpito accidentalmente dal colpo esploso da un amico durante una battuta di caccia al cinghiale.
In questa fase delicata le indagini proseguono, con l'ipotesi di reato di omicidio colposo. La Procura di Cuneo ha disposto l'autopsia e, a breve, verrà assegnato l'incarico a un professionista per la perizia balistica.
Intanto abbiamo contattato e posto alcune domande ad Emiliano Negro, che oltre ad essere sindaco di Roburent, è presidente Federcaccia Mondovì nonchè vicepresidente Federcaccia Cuneo.
Presidente, come ha accolto la notizia della tragedia avvenuta durante la battuta al cinghiale a Carrù?
«A parole non è facile descrivere ciò che si prova. Sono situazioni che segnano profondamente tutti coloro che vanno a caccia. In questi casi si sviluppa una grandissima empatia verso entrambe le famiglie coinvolte: quella della vittima e quella di chi ha sparato. Il mio pensiero principale va a loro, con l’augurio che non vengano sopraffatti. Gli uni dal senso di accusa, gli altri dal senso di colpa. Nessuno può davvero immaginare cosa stiano attraversando.»
Quali sono le regole di sicurezza attualmente previste durante le battute di caccia collettiva?
«Le regole di sicurezza sono estremamente rigide e, nella maggior parte dei casi, vengono rispettate scrupolosamente. Purtroppo, a Carrù si è trattato di un colpo di rimbalzo, un evento imprevedibile nonostante tutte le cautele. Sono incidenti che possono accadere, specialmente con le cartucce calibro 12 utilizzate nella battuta al cinghiale».
Com’è organizzata Federcaccia a livello locale?
«La sezione di Mondovì conta circa 150 soci, sparsi un po’ in tutto il Monregalese. Molti giovani hanno frequentato i corsi di formazione insieme a me. Questo crea un legame personale, e quando accadono tragedie simili si resta toccati in maniera diretta»
Ogni incidente di caccia alimenta un forte dibattito pubblico. Cosa risponde a chi chiede una stretta, se non addirittura l’abolizione della caccia?
«Credo che l’abolizione della caccia avverrà in modo naturale, non per decisioni politiche o pressioni animaliste, ma perché manca ormai il ricambio generazionale. I giovani si avvicinano sempre meno, anche a causa di norme sempre più stringenti che rendono difficile l’accesso. E gli anziani per lo stesso motivo abbandonano.
Oggi il nostro ruolo è cambiato: siamo diventati quasi dei “tecnici specializzati” che operano in funzione del contenimento della fauna selvatica. Basti pensare ai cinghiali, la cui presenza è sempre più problematica: negli ultimi tempi il loro comportamento è cambiato, sono più guardinghi e aggressivi perché continuamente tormentati dai lupi
Voglio però aggiungere un cosa. È fondamentale non perdere mai di vista l'aspetto umano. Questa tragedia, come quella dello scorso anno a Vicoforte, segna nel profondo e mette in discussione ciascuno di noi. È lì che dobbiamo mantenere l’attenzione: sul dolore e sulla vicinanza alle famiglie colpite».
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