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15 Ottobre 2025 - 08:53
Sono passati quasi quattro anni da quando il nome “Peste suina africana” si è affacciato in Piemonte e in provincia di Cuneo. Generando fortissimi timori, negli Enti pubblici e nelle aziende: timori assolutamente giustificati visto il peso che gli allevamenti suinicoli hanno sull’economia cuneese e piemontese. Si parla di 1.166 aziende e un totale di 1,2 milioni di capi. A che punto è, oggi, l’emergenza? Lunedì 13 ottobre la Provincia ha fatto il punto.
Al tavolo c’erano il presidente della Provincia, Luca Robaldo, il dirigente del settore Supporto al territorio, Alessandro Risso, il referente del Dipartimento Prevenzione Asl CN 1, Luca Orlando, e il comandante del Corpo di Polizia Locale Faunistico Ambientale della Provincia di Cuneo, Valerio Civallero. I numeri parlano di 105 animali abbattuti in Piemonte, di cui quasi 30 mila in Granda. Nessun caso è mai stato certificato nel Cuneese.
Il dirigente del Dirigente del Settore Supporto al territorio Alessandro Risso ha illustrato la principale normativa di riferimento, le ordinanze e i piani di intervento emessi per l’eradicazione e il controllo della PSA nel cluster Nord-Ovest 2025 e le misure di contrasto previste, tra cui il contenimento delle popolazioni di cinghiale nelle zone a restrizione mediante barriere lungo le autostrade e le zone di controllo dell’espansione virale, le attività di depopolamento e sorveglianza implementate e infine le inizitive legate alla formazione e alla comunicazione.
Ogni due settimane la cabina di regia – che nel frattempo ha accolto anche un rappresentante tecnico e un rappresentante politico dalla Provincia di Savona per concordare le iniziative da mettere in campo – fa il punto della situazione e lavora per prevenire le conseguenze con il coinvolgimento diretto di tutti i settori interessati: l’iniziativa ha riscosso parecchio interesse, tant’è che altre amministrazione provinciali, tra cui quella di Piacenza, hanno chiesto informazioni per mutuarne l’esperienza.
La Provincia di Cuneo aveva il problema, diciamo così, “alle porte”: tutte le aree sotto la lente erano al confine col Savonese o con l’Astigiano (in Zona 2: Castiglione Tinella, Cortemilia, Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Santo Stefano; in Zona 1: Govone, Levice, Castelletto Uzzone, Castino, Cossano Belbo, Rocchetta Belbo, Gottasecca, Monesiglio, Camerana, Prunetto, Bosia, Torre Bormida, Mango, Gorzegno, Mombarcaro, Borgomale, Cravanzana, Lequio Berria, Cerreto Langhe, Neive, Trezzo Tinella, Feisoglio, Arguello, Neviglie, Bergolo, Saliceto).
Il referente del Dipartimento Prevenzione dell’Asl CN1, Luca Orlando, si è soffermato sulle misure di biosicurezza che riguardano sia gli allevamenti stanziali, con una riduzione dal 32% al 13% di strutture non conformi grazie all’attività di prevenzione compiuta dal 2022 al 2025, sia gli spostamenti degli animali nelle zone di restrizione. Nel 2025 il monitoraggio continuo curato dal servizio veterinario ha coinvolto 396 aziende con 4465 campioni prelevati.
È stata quindi presa in esame l’attività di controllo e abbattimento dei cinghiali, fondamentale per contenere la diffusione dell’epidemia: sul territorio provinciale – ha chiarito il dott. Risso – ci sono tuttora 5 comuni in zona II e 26 comuni in zona I, ma finora nessuna positività, anche per effetto della scarsa compresenza tra cinghiali e allevamenti: nel distretto suinicolo, concentrato nei ambiti territoriali di caccia CN1 e CN2, è più bassa la densità di selvatici che è invece elevata soprattutto negli ambiti CN4 e CN5, al confine con le province di Savona e di Asti, dove si sono concentrati gli abbattimenti. Dal 2022 ad oggi sono stati abbattuti 29.902 cinghiali, e per circa un quarto di essi, pari a 7.505 capi, la soppressione è stata effettuata dalla Polizia locale provinciale, con un incremento annuale: nel corso di quest’anno gli agenti guidati dal comandante Valerio Civallero hanno effettuato 2.041 abbattimenti, un dato in crescita rispetto al 2024.
In conclusione di seduta, Il commissario regionale per l’emergenza PSA Giorgio Sapino ha sottolineato che la diffusione della malattia non è dovuta ai cinghiali che arrivano in stalla, e ha pertanto invitato tutti gli operatori delle aziende suinicole a prestare la massima attenzione nella gestione interna degli allevamenti.
«Grazie al cielo il problema ci ha sfiorati ma non ci ha toccati – commenta Robaldo –: non abbiamo avuto un solo caso di animale infetto. Ritengo che questa emergenza abbia messo in chiaro quanto è fondamentale il ruolo delle Province, anche solo per il loro rapporto coi Comuni. La Cabina di regia ha consentito di mettere in rete le Asl, le Associazioni, le categorie, il mondo delle aziende».
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