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Il sostegno della Diocesi al cardinal Pizzaballa: «In Terra santa troppe ferite e sofferenze»

Il pellegrinaggio a cui partecipa mons. Miragoli si avvia alla conclusione. Consegnati gli aiuti economici raccolti. La difficile situazione in Terra Santa vista dal Patriarca latino

Al cardinal Pizzaballa il sostegno della Diocesi di Mondovì

Il vescovo di Mondovì, Egidio Miragoli, con il cardinal Pizzaballa

Il pellegrinaggio dei Vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda, a cui partecipa mons. Egidio Miragoli, sta giungendo al termine. Nella mattinata di giovedì c’è stato uno dei momenti più attesi: l’incontro presso il Patriarcato Latino di Gerusalemme con il cardinale Pizzaballa. È stata un’occasione preziosa per approfondire la situazione e per porgere al Patriarca il sostegno economico che la Diocesi di Mondovì ha raccolto nelle scorse settimane e che nei prossimi giorni sarà rendicontato.

A parlarci dell'incontro, e delle parole del cardinal Pizzaballa, è don Federico Boetti che ha accompagnato il vescovo Egidio in Terra Santa: «Sono stati due anni molto complessi sotto tutti i punti di vista. È accaduto qualcosa che lo stesso Cardinale, presente da 36 anni in questa terra, non ha mai avuto modo di vedere. Nelle guerre precedenti c’era l’idea di un dopo, una prospettiva, la possibilità di trovare una soluzione. Oggi questa percezione è, purtroppo, sparita. Si è assistito ad una polarizzazione, alla negazione dei fatti sia da una parte sia dall’altra e i media hanno amplificato il tutto. Nel dicembre 2023, come accadeva ogni anno, i capi delle Chiese presenti in Terra Santa hanno incontrato il presidente israeliano. La reazione palestinese a questo incontro è stata terribile, tanto che non volevano farli entrare a Betlemme per Natale».

Il territorio del Patriarcato, della Chiesa locale, si estende in Giordania, Israele, Palestina e Cipro, ed è coinvolto su entrambi i fronti di guerra. «Ci sono stati morti sia tra i cristiani israeliani sia tra quelli palestinesi. Non è stato facile cercare di mantenere unita la Diocesi. Sia una parte che l’altra voleva la totale solidarietà ma questo non può significare diventare parte dello scontro. Occorre dire le cose nella verità. Quello che è avvenuto il 7 ottobre è orrendo e quello che è avvenuto dopo a Gaza ha superato ogni limite. Il Patriarca ha cercato di essere presente come pastore, anche quando i fedeli non erano d’accordo con lui».

Il cardinal Pizzaballa ha poi ricordato la visita a Gaza: «Era importante essere presenti per condividere un dolore immane. Nella parrocchia di Gaza si è pensato ad un punto di smistamento, è stato acquistato un pezzo di terra per distribuire gli aiuti per 50 mila persone, che ovviamente non sono solo cristiani. La situazione è inimmaginabile, le immagini restituiscono solo parzialmente ciò che è rimasto. Tutto è livellato, non c’è più nulla in piedi. L’80% della popolazione vive nelle tende, senza fognature, senza igiene, ci sono due milioni di sfollati. La situazione è spaventosa, entrando in quel che resta della città ti invade la puzza di fogna e l’odore di morte. Tanti bambini sono mutilati e sono rimasti senza famiglia. Gli aiuti attualmente entrano a singhiozzo. A Gaza erano presenti 5 scuole cristiane, di cui 4 cattoliche. Sono state fatte saltare perché sotto, ad onor del vero, erano piene di tunnel utilizzati da Hamas».

Infine dal Patriarca è arrivato uno sguardo sul domani: «La tregua attuale reggerà perché gli Stati Uniti e i paesi arabi stanno pressando in questa direzione. L’emergenza delle bombe, anche grazie alla pressione internazionale, sembrerebbe finita, ma ora ne sorgono di nuove. Non ci sono più le case, non c’è più il lavoro. Chi ha ottenuto il visto da un paese straniero lascia Gaza. Il Patriarcato latino cercherà di agire secondo le sue proporzioni. Innanzitutto riprenderà in mano la questione educativa. Il compito della Chiesa sarà quello di aiutare, sostenere e coordinare. Un’altra situazione che non va dimenticata è poi quella della Cisgiordania, che, soprattutto nell’area B e C, è una terra senza legge dove i coloni si espandono liberamente senza che l’autorità israeliana e quella palestinese intervengano. Le ferite e le sofferenze sono numerose e ci vorrà parecchio tempo perché si possano rimarginare, consapevoli che nessuno ha il monopolio del dolore».

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