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20 Novembre 2025 - 15:08
Le quattro signore, all'arrivo alla Mellea
C’è un filo sottile, ma tenace, che unisce i passi lenti del mattino al calore di un’accoglienza che profuma di casa. Mercoledì 19 novembre, quando la pianura era ancora avvolta nell’oscurità, quattro signore sono partite da Boves alle sei in punto: uno zaino leggero sulle spalle e un’intenzione grande nel cuore. Davanti a loro, dieci ore di strada, silenzio, condivisione e preghiera. Dietro, la scelta semplice e radicale di affidarsi al cammino.
La meta era tutt’altro che scontata: il Santuario della Mellea di Farigliano, luogo di devozione e di storie vissute, ma anche sede della “Capanna di Betlemme, don Oreste Benzi”, struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII che ogni giorno sostiene persone fragili e in difficoltà. Un punto d’arrivo che non è solo geografico, ma spirituale; un approdo dove la fatica si trasforma in gratitudine.
Le quattro pellegrine sono giunte alle 16, stanche ma illuminate da una gioia genuina, quella che nasce quando un desiderio coltivato per settimane finalmente si compie. Ad attenderle c’erano gli ospiti e gli operatori della struttura, insieme a don Thaddeus e a Giona Cravanzola, responsabile del complesso della Mellea.
«Le abbiamo accolte con gioia – racconta Giona Cravanzola –. Erano molto contente di essere riuscite ad arrivare fin da noi. Non avevano mai visitato la realtà della Mellea». Parole semplici, che però custodiscono l’emozione di un incontro: quello tra chi cammina per trovare e chi aspetta per offrire.
E così, in un pomeriggio di novembre che profumava di vita e speranza, il Santuario si è fatto ancora una volta casa, rifugio e abbraccio. Le quattro signore, con i loro dieci ore di fede e strada, hanno ricordato a tutti che il pellegrinaggio non è solo movimento del corpo, ma soprattutto del cuore: un invito a rallentare, a fidarsi, a lasciarsi sorprendere.
Perché a volte, per arrivare davvero, bisogna avere il coraggio di partire.
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