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“Venite in pellegrinaggio in Terra Santa. Non lasciateci soli”

L’appello raccolto da mons. Egidio Miragoli, ritornando sull’esperienza vissuta a fine ottobre a Gerusalemme con i vescovi lombardi. L’aiuto dalla nostra diocesi per una scuola a Gaza

“Venite in pellegrinaggio in Terra Santa. Non lasciateci soli”

Un momento significativo di condivisione, nell’ora presente così carica di incognite e di tragedie si è vissuto venerdì scorso in Casa “Regina” al Santuario, con gli interventi e le testimonianze del vescovo mons. Egidio Miragoli e di don Federico Boetti, a margine della loro esperienza, a fine ottobre, in tre giorni di pellegrinaggio in Terra Santa aggregati all’iniziativa della Conferenza episcopale lombarda. “Abbiamo voluto portare la nostra vicinanza e la nostra solidarietà – ha detto il vescovo, introducendo anche una iniziale preghiera dal Salmo 94, attingendovi parole di speranza –. E noi dalla diocesi abbiamo anche portato il nostro aiuto raccolto in diocesi, centomila euro, per sostenere la ricostruzione di una scuola a Gaza. Abbiamo attraversato tante situazioni di fatica, dolore e fatica, ma abbiamo incontrato pure segnali magari non vistosi ma veri, come la presenza di religiose accanto ai beduini, in una dedizione ammirevole”.

La serata ha potuto contare su un filo rosso di ricostruzione storica per capire l’oggi della realtà complessa in Terra d’Israele ed in Terra di Palestina: don Federico Boetti ha ripercorso i vari passaggi cruciali (nella storia recente) che hanno condotto fino all’attuale pesane contesto. Preziosi i filmati a cura della Tgr della Lombardia, che ha accompagnato il pellegrinaggio dei vescovi. Alcuni messaggi importanti, da raccogliere e da rilanciare sono centrati sulla precarietà che si patisce in tante dimensioni, in particolare dalla comunità cristiana sempre più provata dalla carenza di lavoro, che spinge ad emigrare: “Venite in pellegrinaggio. Non abbiate paura. Non ci sono rischi”. “Venite in Terra Santa. Non lasciateci soli”. Anche per risollevare una economia allo stremo.

E la presenza dei pellegrini è anche una sorta di protezione rispetto alle sopraffazioni dei coloni. Di mezzo poi il quadro aggrovigliato di divieti, con il muro che si consolida, con le incursioni senza freni dei coloni, con l’odio che serpeggia ed emerge... La stessa comunità cristiana a Gerusalemme che conta battezzati di origine ebraica e di provenienza araba è chiamata ad una testimonianza coraggiosa ed emblematica. Ed intanto le ferite restano laceranti nel tessuto sociale e religioso che resta complesso. “Finirà la guerra ma resterà il conflitto”, la frase del patriarca latino di Gerusalemme Pier Battista Pizzaballa, per cogliere la difficoltà da affrontare sul lungo periodo, in cui “dare concretezza alla speranza” (sempre parole illuminanti del patriarca). Con i nodi cruciali da tenere presenti: gli orfani della guerra, i mutilati del conflitto, gli anziani ai margini, la dispersione scolastica. E con la lacerante tragedia di Gaza, cui oggi si aggiungono le alluvioni.

Ed infine l’invito del vescovo a percorsi di pace, nelle nostre comunità, che debbono farsi carico di una educazione costante a evitare i conflitti.

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