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06 Agosto 2025 - 07:30
Affreschi del Trecento nel palazzo del vescovado di Mondovì
Gli importanti interventi che hanno interessato in questi ultimi anni il vescovado di Mondovì stanno, in questo momento, affrontando una tappa davvero importante in ragione del ritrovamento degli affreschi trecenteschi un tempo nella prima cappella dell’edificio, oggi trasformata in un corridoio al piano terreno, lungo il lato destro del cortile. Su impulso del vescovo, mons. Egidio Miragoli, si è avviata la rimozione degli intonaci che, nel corso dei secoli, si sono sovrapposti sul muro.
Il lavoro, condotto dalla ditta “Chiara Restauri” di Collegno (operatori: Chiara Giani, Chiara Bozzini e Massimiliano Boassa), sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Alessandria, ha consentito di ritrovare gran parte del ciclo affrescato che ornava la parete laterale della cappella: troviamo qui una grande scena con la Natività, di cui è sopravvissuto il lato destro con San Giuseppe, la grotta del bue e dell’asinello e, in alto, gli angeli adoranti; accanto a questo riquadro, i frammenti di altri due episodi della vita di Sant’Antonio e una porta tamponata: questa, ornata all’interno dell’arco con un finto paramento lapideo di pietre bianche e nere, è sormontata dall’immagine del Cristo di Pietà con la Madonna e San Giovanni.
La cappella, intitolata a Sant’Antonio abate, è detta “appena costruita” nel 1393, in un documento relativo al primo vescovo di Mondovì, il domenicano ligure Damiano Zoagli. La decorazione doveva essere già finita, dal momento che i dipinti ritrovati presentano chiari rapporti di stile con altri cicli pittorici, databili agli stessi anni e presenti nella Liguria di Ponente.
«La scoperta è di eccezionale interesse non solo perché documenta questi scambi figurativi che sono alla base della scuola pittorica monregalese del Quattrocento, ma anche perché, tra Piemonte e Liguria, sono davvero molto rare le cappelle private che abbiano conservato la decorazione medievale – sottolinea il dottor Massimiliano Caldera –. In queste settimane, i lavori stanno proseguendo e i restauratori, dopo aver completato il recupero dei dipinti murali, stanno procedendo a perfezionarne la pulitura che in parte è condotta con l’innovativa tecnica laser, così da poter assicurare il miglior risultato possibile per affreschi di alta qualità esecutiva, rispettandone le dorature e i colori delicati e preziosi. Il palazzo vescovile conferma così il proprio ruolo di edificio-chiave per la storia, l’arte e la fede della città: una volta conclusa anche questa tranche di lavori, sarà possibile per il visitatore di ripercorrere i secoli con uno sguardo che va dagli affreschi medievali alle grottesche settecentesche, dagli arazzi su cartoni di Rubens ai gabinetti con le lacche e le carte cinesi, fino alle decorazioni neoclassiche della “sala delle lauree”».
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