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12 Ottobre 2025 - 11:27
«Cari concittadini, lo sapevate che abbiamo anche noi monregalesi un "muro del pianto"? Ebbene si: è il pianto dei una chiesa abbandonata ed è pure il pianto di chi la guarda con affetto». Inizia così una lettera firmata da un cittadino residente nel rione di Carassone, A.L., che punta i fari su una questione che a Mondovì torna a galla, ciclicamente da 20 anni: il destino dell'ex chiesa di Sant'Evasio.
È l'antica parrocchiale di Mondovì Carassone: vuota da una vita, oggetto di un restauro cominciato e mai finito, finita in un dedalo di responsabilità che hanno coinvolto una girandola di soggetti ma che non hanno - purtroppo - portato a nulla.
È una lettera emotivamente forte, a tratti dura, che accusa di «disinteresse» verso l'antica chiesa, e si conclude con l'amarezza di chi vive all'ombra di quella facciata e da decenni spera in una soluzione che non è mai arrivata: «Anche noi carassonesi "pioiè" eravamo e pioiè restiamo».
L’ex chiesa Sant’Evasio ha una storia lunga un chilometro: a riepilogarla c'è il rischio di perdersi. È uno dei simboli delle questioni irrisolte di Mondovì. Tanto che ogni tanto qualcuno si chiede: «Ma questo ponteggio... di chi è? È di proprietà del Comune? O è in affitto?».
Sconsacrata da tantissimi anni (si era anche pensato di farne una sala congressi per il Politecnico), nel 2004 venne ceduta dalla Diocesi di Mondovì al Comune in comodato per ri-valorizzarla e trasformarla in un salone eventi. E il Comune la affidò all’Associazione culturale “Marcovaldo” di Caraglio, che gestiva molti beni di pregio in provincia di Cuneo, per il recupero. I lavori cominciarono solamente nel 2011: venne rifatto il tetto, ci sono stati lavori alla sacrestia e soprattutto i restauri agli interni che hanno consentito di riportare alla luce antiche pitture preesistenti, e si montò il ponteggio sulla facciata per i restauri delle pitture.
Nel 2016, però, le cose si complicarono: la "Marcovaldo" chiuse i battenti travolta da una crisi finanziaria e venne liquidata. Tutto passò nelle mani di un nuovo soggetto, la Fondazione Artea. La quale, però, nel 2018 non rinnovò la convenzione col Comune... e l'ex chiesa tornò in mano al Comune. L'Amministrazione chiese alla Comunità ortodossa monregalese se era interessata all'affitto - LEGGI QUI -, ma non se ne fece nulla. Da allora, non si è più mosso niente. Ogni volta se ne parla, ma senza esito. Nel 2020 l'allora consigliere comunale di maggioranza Gianni Mansuino aveva proposto di ricavarne uno spazio espositivo da dedicare all'artista monregalese Corrado Ambrogio. E anche qua, non c'era seguito.
Sei mesi fa il sindaco di Mondovì aveva detto, davanti al Consiglio comunale: «Vogliamo attuare un’iniziativa per occuparci di alcune chiese "abbandonate" come Sant'Evasio, San Rocco, Santa Chiara. Ma ovviamente tutto questo andrà fatto di pari passo con la Soprintendenza. Siamo tutti consapevoli che gli Enti locali, da soli, hanno risorse limitate».
«Nei giorni scorsi, in preda allo sconforto nell'osservare l'insigne monumento fatiscente, assediato dai rovi e da un ponteggio che ne avvilisce la facciata, tre samaritani hanno ripulito il sagrato dell'antica chiesa di Sant'Evasio - si legge nella lettera -. La più antica parrocchiale di Mondovì giace sporca e abbandonata». Il lettore porta come paragone i lavori di altri edifici: quelli alla Cattedrale - ne abbiamo riferito proprio oggi in un articolo - e quelli all'ala mercatale di piazza Ellero.
«Da una parte il troppo che stroppia, dall'altra il troppo poco - scrive il lettore -. Dov'è il senso di ciò? La Città si accinge a perdere per sempre quella sobria utilità ad uso contadino, ad uso di chi lavora la terra col sudore della fronte. Se proprio volevamo aggiungere un sito prestigioso, perché non salvare Sant'Evasio, risanando pure le pertinenze verso l'ex-Cottolengo onde ricavarne parcheggi?». (ndr: ricordiamo che i lavori all'ala mercatale sono stati finanziati con contributo PNRR)
Il lettore tira poi in ballo gli eventi organizzati in questi anni (ma non solo a Mondovì: cita anche l'Oktoberfest di Cuneo, oltre ai concerti e ai dj set) e conclude: «A Sant'Evasio non serve far rumore; nella sua compostezza d'altri tempi, Essa rimane come un monito per i contemporanei e per quelli che verranno».
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